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Salvatore Naitana, Il grifone. Peculiarità biologiche nell’habitat sardo, Carlo Delfino editore
Presentazione giovedì 20 aprile 2023, ore 17, Aula Magna dell’Università



AVVOLTOI DEL NORD-OVEST DELLA SARDEGNA
Peculiarità biologiche nell’habitat sardo
Salvatore Naitana

Questo volume dedicato agli avvoltoi del nord-ovest della Sardegna, scritto da Salvatore Naitana, già Preside della Facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari, è un’opera piena di informazioni, di dati, di osservazioni sorprendenti e arriva nella piena maturità dello studioso colto, del ricercatore, del conoscitore attento di un territorio frequentato da sempre. Un territorio osservato con gli occhi sorpresi di un esordiente, ancora però pieno di curiosità e capace di utilizzare i più recenti metodi scientifici, davvero incantato per i meccanismi che possono essere ricostruiti attraverso le strade misteriose dell’evoluzione della specie, le tracce nel DNA, persino attraverso l’archeozoologia e le tracce lasciate a partire dal neolitico sulle ossa delle prede.

Pur in un quadro di conoscenze ben più esteso, con un orizzonte che parte da un confronto con tanti altri luoghi dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, da una lettura a tappeto di una bibliografia sterminata scritta in molte lingue differenti, dall’utilizzo di metodi di indagine quanto mai diversi, questo volume si concentra in particolare sul grifone, il γύψ fulvus della tradizione greca e latina, che conosciamo attraverso le sculture, le pitture i vasi, i miti inquietanti di un tempo lontanissimo da noi, quando il rapporto tra uomo e natura era diretto, senza intermediazioni e pesanti interferenze. Per Plinio il grifone, il gryphas, è davvero una creatura favolosa dell’Etiopia: «et gryphas aurita aduncitante rostri fabulosos» al pari dei Pegasi, creature alate dalla testa di cavallo della Scizia. Studiando questo esponente della classe Aves, dell’ordine dei Falconiformi, della famiglia degli Accipitres, questo lavoro rappresenta un passo in avanti significativo nello studio delle otto specie di Gyps, testimonia i risultati dell’impegno di sempre, riesce a spiegare con semplicità gli aspetti evoluzionistici, sanitari, ambientali, economici e del paesaggio legati agli avvoltoi euro-asiatici che spesso non si immaginano: le caratteristiche morfologiche (dal piumaggio al volo, dal funzionamento delle ali al sistema di comunicazione, le differenze di genere), l’aerodimamica, l’omeotermia, l’alimentazione, la competizione tra individui diversi, la strategia riproduttiva, il corteggiamento e il rapporto di coppia, gli stimoli per la riproduzione, l’ovodeposizione e la cova nel nido, le cure parentali, i pulli nuovi nati e il difficile primo involo degli juveniles, le timide vocalizzazioni iniziali, la difficile convivenza con altre specie, i pericoli e i fattori di minaccia e di estinzione, i vantaggi e i rischi del ripopolamento (il restocking). Ma Salvatore Naitana è innanzi tutto un medico veterinario e ciò spiega l’inconsueta attenzione per la salute dei grifoni, la difesa dalle infezioni, il rapporto con batteri e virus, la profonda conoscenza delle esperienze portate avanti da colleghi spagnoli, francesi, greci, croati, serbi, italiani; in Sardegna le statistiche, i percorsi, le stazioni alimentari, il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico e del Dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università. Una nuova lettura dei problemi, fatta di competenza e capacità di penetrare nella profondità delle questioni scientifiche.

In queste pagine si raccolgono tante osservazioni appassionate della vita degli avvoltoi che planano lenti sui canaloni e sulle falesie del Capo Marrargiu a nord delle foci del Temo, l’antico Ἐρμαίον άκρον, il promontorio di Ermes-Mercurio, il dio alato proveniente dall’Iberia atlantica, padre di Norace, secondo il mito fondatore di Nora nella Nurra, sulle falesie dove sono scavate le spelonche del misterioso bue marino e dove nidificano i grifoni, che si avvantaggiano costantemente delle calde colonne ascensionali (le “termiche”) che aiutano il volo. Qui la terra finisce a strapiombo e il mare comincia. Quasi duemilacinquecento anni fa nel De mirabilibus auscultationibus (Περὶ θαυμασίων ἀκουσμάτων) lo Pseudo Aristotele racconta il mito relativo alle favolose colonizzazioni dell’isola dalle vene d’argento (la Ἀργύροφλεψ νῆσος di un commento al Timeo di Platone): questa terra fu prospera e dispensatrice di ogni prodotto, εὐδαίμων e πάμφορος; si narra che il dio Aristeo il più esperto tra gli uomini nell’arte di coltivare i campi, produrre il miele, l’olio, il vino, il latte, fosse il signore di Ichnussa, occupata prima di lui solo da molti e grandi uccelli, ὑπὸ μεγάλων ὀρνέων ἔμπροσϑεν καὶ πολλῶν κατεχομένων. Come non ricordare che un’isola circumsarda, l’isola di San Pietro, era nell’antichità conosciuta dall’alessandrino Tolomeo come Accipitrum insula, Ἰεράκων νῆσος l’isola dei falchi. Il geografo Claudio Tolomeo la metteva a una latitudine di 30 gradi e 45 primi a nord dell’equatore e ad una longitudine di 30 gradi ad est dell’ultima delle Canarie.

Sorprende oggi, anche scorrendo queste pagine, la differenza tra la conoscenza e il rispetto che avevano gli uomini del passato nei confronti di questi uccelli, forse collegati al mito della fondazione di Roma attraverso i dodici vultures osservati nel suo spazio di cielo da Romolo, che ereditava la sapienza dell’aruspicina etrusca; e invece i lazzi, le offese, persino gli sputi che hanno dovuto subire negli anni ‘70 e ‘80 molti ambientalisti; le mille difficoltà affrontate dalle associazioni, dagli appassionati, dai tanti amici che abbiamo ammirato per essersi spesi senza risparmio per una causa, quella dei parchi e delle riserve naturali, che molti cittadini, anche istruiti, non comprendevano. Voglio ricordare almeno l’azione svolta da Helmar Schenk, dagli amici della LIPU, del WWF, dal Corpo Forestale dello Stato, dalle tante associazioni che operano sul territorio, talora in contrasto con le amministrazioni comunali, con una capacità di trasmettere entusiasmi, progetti, desideri profondi.

Ho scritto in passato, che <<questi libri fanno riemergere attraverso le immagini tanti ambienti naturali che amiamo, tante storie dimenticate, tanti rapporti tra cielo e terra, lasciandoci l’impressione forte di seguire il volo di un dio, di assumere per un istante magico lo sguardo di un genius loci che ancora ci parla>>. Ancora di più me ne convinco leggendo le pagine che l’autore ha dedicato all’occhio dei grifoni, incredibile copertura visiva articolata in una visione binoculare e in una visione monoculare laterale: con la capacità che noi possiamo solo immaginare per i grifoni di perlustrare dall’alto con lo sguardo Punta Sa Pittada, le colline, i prati, i pascoli verso Villanova, il Meilogu, fino al Marghine. Una geografia tanto diversa dalla nostra, che il grifone quasi riesce a possedere per noi.

fonte: Attilio Mastino